Dopo soli tre capitoli di The Night is Grey, sento già il cuore spezzato. Il mistero narrativo punta e clicca di Whalestork Interactive è inquietante e d’atmosfera fin dall’inizio, con i suoi sfondi stratificati disegnati a mano che gli conferiscono un’estetica da libro di fiabe che mi affascina all’istante. Nessun dialogo vocale disturba questi ambienti fluviali illuminati dalla luna, mentre una colonna sonora scintillante è la mia unica guida mentre tengo premuta la barra spaziatrice per rivelare i punti di interesse che mi si parano davanti. Con i lupi che ringhiano dolcemente sul ponte traballante, bloccandomi dalla mia destinazione, non c’è altra scelta che vagare nell’oscurità sbadigliante dei boschi.
Più esploro tutto ciò che La notte è grigia ha da offrire in tutta la sua gloria interattiva, più sono certo che questa favola non avrà un lieto fine. Il motivo? Sembra quasi un adattamento videoludico di una storia per bambini scritta da un francese del XVII secolo, ma ancora più inquietante delle sue già inquietanti origini.
Attenzione: Discussione di temi delicati, tra cui l’abuso domestico.
Che occhi grandi che hai
(Crediti immagine: Whalestork Interactive)Indie Spotlight: Indika
(Immagine: 11 bit studios)
Questo strano indie trasforma la messa in discussione della propria fede in un’esperienza giocabile stranamente meravigliosa
Non so se The Night is Grey voglia ricordarmi Cappuccetto Rosso di Charles Perrault, ma di sicuro lo fa. Una storia di lupi, di una bambina che si perde e di una che si perde ancora di più sulla strada per la casa della nonna? I punti base della trama ci sono, ma alcuni colpi di scena che fanno riflettere sulla formula sono ciò che rende La notte è grigia fresco, snervante e silenziosamente cupo.
Partiamo dall’inizio. Dopo essere fuggito da un branco di lupi, il protagonista Graham trova una capanna isolata nel profondo del bosco. Lì incontra una bambina di nome Hannah. Sua madre non è tornata a casa da qualche giorno, così, invece di lasciare la bambina alla sua solitudine, Graham si offre di portarla a casa dei nonni nel villaggio dall’altra parte della foresta. All’inizio Hannah pensa che Graham sia una specie di mostro, indicando come prova la sua folta pelliccia (la barba) e i suoi grandi occhi lucenti (gli occhiali). Il giocatore viene quindi incaricato di riparare un generatore nelle vicinanze e di riportare la luce nella capanna, il primo di molti enigmi di oggetti trovati che costituiranno la base del nostro gameplay principale in futuro. Graham si guadagna così la fiducia di Hannah e i due si avventurano.
Dopo soli tre capitoli di The Night is Grey, sento già il cuore spezzato. Il mistero narrativo punta e clicca di Whalestork Interactive è inquietante e d’atmosfera fin dall’inizio, con i suoi sfondi stratificati disegnati a mano che gli conferiscono un’estetica da libro di fiabe che mi affascina all’istante. Nessun dialogo vocale disturba questi ambienti fluviali illuminati dalla luna, mentre una colonna sonora scintillante è la mia unica guida mentre tengo premuta la barra spaziatrice per rivelare i punti di interesse che mi si parano davanti. Con i lupi che ringhiano dolcemente sul ponte traballante, bloccandomi dalla mia destinazione, non c’è altra scelta che vagare nell’oscurità sbadigliante dei boschi.
Più esploro tutto ciò che La notte è grigia ha da offrire in tutta la sua gloria interattiva, più sono certo che questa favola non avrà un lieto fine. Il motivo? Sembra quasi un adattamento videoludico di una storia per bambini scritta da un francese del XVII secolo, ma ancora più inquietante delle sue già inquietanti origini.
Attenzione: Discussione di temi delicati, tra cui l’abuso domestico.
Che occhi grandi che hai
(Crediti immagine: Whalestork Interactive)Indie Spotlight: Indika
(Immagine: 11 bit studios)
Questo strano indie trasforma la messa in discussione della propria fede in un’esperienza giocabile stranamente meravigliosa
Non so se The Night is Grey voglia ricordarmi Cappuccetto Rosso di Charles Perrault, ma di sicuro lo fa. Una storia di lupi, di una bambina che si perde e di una che si perde ancora di più sulla strada per la casa della nonna? I punti base della trama ci sono, ma alcuni colpi di scena che fanno riflettere sulla formula sono ciò che rende La notte è grigia fresco, snervante e silenziosamente cupo.
Partiamo dall’inizio. Dopo essere fuggito da un branco di lupi, il protagonista Graham trova una capanna isolata nel profondo del bosco. Lì incontra una bambina di nome Hannah. Sua madre non è tornata a casa da qualche giorno, così, invece di lasciare la bambina alla sua solitudine, Graham si offre di portarla a casa dei nonni nel villaggio dall’altra parte della foresta. All’inizio Hannah pensa che Graham sia una specie di mostro, indicando come prova la sua folta pelliccia (la barba) e i suoi grandi occhi lucenti (gli occhiali). Il giocatore viene quindi incaricato di riparare un generatore nelle vicinanze e di riportare la luce nella capanna, il primo di molti enigmi di oggetti trovati che costituiranno la base del nostro gameplay principale in futuro. Graham si guadagna così la fiducia di Hannah e i due si avventurano.
Con la barca in avaria e i lupi che si aggirano ancora sul ponte, il compito diventa quello di trovare un percorso alternativo. Quando inizio a parlare con la piccola Hannah, però, le cose che mi racconta su sua madre mi fanno venire un campanello d’allarme.