Questa battaglia è andata rapidamente fuori controllo. Credevo di dover affrontare un golem di pietra, ma ora ne sono spuntati altri due dalle colline. A un certo punto del pomeriggio, un grifone è sceso in picchiata per unirsi alla mischia, uccidendo definitivamente una delle mie pedine prima che le mie frecce di fuoco potessero finirla. Dico “il pomeriggio” perché questa battaglia alla fine dura quasi un intero ciclo giorno/notte. Quando il grifone cade, la mia nuova uccisione è immersa nella luce dell’ora d’oro della sera. Quando cade il mio secondo golem, è alla luce delle torce e i primi segni dell’alba si insinuano sulle montagne quando il combattimento è finalmente terminato.
È una battaglia caotica che si estende su quasi un’intera collina e che mi vede usare decine di volte le frecce di resurrezione del mio arciere magico sulle mie pedine sofferenti. È anche esattamente il genere di cose che mi ha attirato su Dragon’s Dogma 2. Come persona che non ha mai giocato al gioco originale, sono state le storie sulla natura aperta del suo combattimento a entusiasmarmi per il sequel. Nei panni di un arciere magico con una faretra di frecce che si conficcano nella roccia e poi di un combattente frenetico che brandisce una lancia, Dragon’s Dogma 2 ha mantenuto le promesse di libertà in pieno.
Negozio di pegni
(Immagine: Capcom)
Nelle mie due ore di gioco, il percorso critico era poco più di un’idea; anche se avessi voluto seguire una missione, il mondo era così pieno di vita che nel tempo a mia disposizione non so se sarei mai riuscito a completarne una. Un paio di PNG si sono avvicinati a me con storie misteriose su cui volevano che indagassi, ma sono stati prontamente allontanati in favore delle mie avventure.
A dire il vero, queste avventure non mi hanno portato molto lontano: il tempo trascorso con l’arciere magico è stato interrotto dal mio scontro reale con i golem e il grifone; con l’arciere, invece, mi sono imbattuto in un gruppo di PNG che combatteva con un drago in fondo a un burrone. Assaggiando la gloria, il mio gruppo si è unito alla mischia e, anche se alla fine siamo stati uccisi, il caos di quella battaglia a nove ha fatto sì che anch’essa si protraesse fino a notte fonda, con il volto dell’unico personaggio rimasto a combattere al mio fianco illuminato dal fuoco del drago.
Una gemma del gioco di ruolo
(Immagine: Capcom)
Ci sono voluti 12 anni, ma Dragon’s Dogma 2 è il gioco di ruolo veramente open-world che il suo regista ha sempre voluto realizzare.
Questa battaglia è andata rapidamente fuori controllo. Credevo di dover affrontare un golem di pietra, ma ora ne sono spuntati altri due dalle colline. A un certo punto del pomeriggio, un grifone è sceso in picchiata per unirsi alla mischia, uccidendo definitivamente una delle mie pedine prima che le mie frecce di fuoco potessero finirla. Dico “il pomeriggio” perché questa battaglia alla fine dura quasi un intero ciclo giorno/notte. Quando il grifone cade, la mia nuova uccisione è immersa nella luce dell’ora d’oro della sera. Quando cade il mio secondo golem, è alla luce delle torce e i primi segni dell’alba si insinuano sulle montagne quando il combattimento è finalmente terminato.
È una battaglia caotica che si estende su quasi un’intera collina e che mi vede usare decine di volte le frecce di resurrezione del mio arciere magico sulle mie pedine sofferenti. È anche esattamente il genere di cose che mi ha attirato su Dragon’s Dogma 2. Come persona che non ha mai giocato al gioco originale, sono state le storie sulla natura aperta del suo combattimento a entusiasmarmi per il sequel. Nei panni di un arciere magico con una faretra di frecce che si conficcano nella roccia e poi di un combattente frenetico che brandisce una lancia, Dragon’s Dogma 2 ha mantenuto le promesse di libertà in pieno.
Negozio di pegni
(Immagine: Capcom)
Nelle mie due ore di gioco, il percorso critico era poco più di un’idea; anche se avessi voluto seguire una missione, il mondo era così pieno di vita che nel tempo a mia disposizione non so se sarei mai riuscito a completarne una. Un paio di PNG si sono avvicinati a me con storie misteriose su cui volevano che indagassi, ma sono stati prontamente allontanati in favore delle mie avventure.
A dire il vero, queste avventure non mi hanno portato molto lontano: il tempo trascorso con l’arciere magico è stato interrotto dal mio scontro reale con i golem e il grifone; con l’arciere, invece, mi sono imbattuto in un gruppo di PNG che combatteva con un drago in fondo a un burrone. Assaggiando la gloria, il mio gruppo si è unito alla mischia e, anche se alla fine siamo stati uccisi, il caos di quella battaglia a nove ha fatto sì che anch’essa si protraesse fino a notte fonda, con il volto dell’unico personaggio rimasto a combattere al mio fianco illuminato dal fuoco del drago.
Una gemma del gioco di ruolo
(Immagine: Capcom)
Ci sono voluti 12 anni, ma Dragon’s Dogma 2 è il gioco di ruolo veramente open-world che il suo regista ha sempre voluto realizzare.
L’enorme numero di parti in movimento in questi combattimenti fa sembrare Dragon’s Dogma 2 una meraviglia tecnica. Tra me e le mie tre pedine, i molteplici nemici massicci e i piccoli opportunisti che si buttano nella mischia per aumentare il caos, il gioco riesce a gestire tantissime cose contemporaneamente, senza quasi mai un intoppo. I combattimenti si svolgono in una varietà di modi complicati: un golem aveva il suo punto debole alla base del piede, quindi potevo infliggere danni reali solo una volta che era barcollato, traballando caoticamente su un piede solo. Un altro, invece, a un certo punto deve aver lanciato il suo punto debole contro un membro del party, perché alla fine l’ho trovato a pochi metri dal resto del combattimento, permettendomi finalmente di finire la battaglia.